Dalle utility 1,8 miliardi annui di investimenti per lo sviluppo energetico territoriale (studio Utilitalia)

by Davide

Utilitalia (la Federazione che riunisce le imprese dei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas in Italia) ha presentato il nuovo studio “Il ruolo delle utilities tra sicurezza energetica, sostenibilità e competitività”.

La ricerca analizza il contributo che le utility offrono agli obiettivi di transizione ecologica nel nostro Paese e che si esplica attraverso cinque linee strategiche: rinnovabili, molecole verdi, reti di distribuzione, efficienza energetica ed economia circolare.

Gli investimenti del comparto delle utility, secondo lo studio, ammontano a 1,8 miliardi di euro annui e riguardano la decarbonizzazione (per una cifra che arriva a 830 milioni), l’economia circolare (oltre 500 milioni) e la digitalizzazione (420 milioni).

Al contempo, analizzando tutti i settori di competenza, il valore aggiunto distribuito ai diversi stakeholder (lavoratori, azionisti, Pubblica Amministrazione, finanziatori, comunità locali, oltre a quanto viene reinvestito in azienda) è pari a 12,7 miliardi, ai quali si sommano ulteriori 33,7 miliardi di spesa verso i fornitori, il 65% dei quali verso realtà locali.

Nel 2021 le 100 maggiori utility hanno investito 11 miliardi di euro sui territori, con grande attenzione all’innovazione e alla qualità del servizio.

Per quanto riguarda la linea strategica di sviluppo delle rinnovabili le utility possono contribuire in modo significativo al conseguimento degli obiettivi nazionali sulle rinnovabili, in particolare nel settore fotovoltaico ed eolico, ma anche in quello idroelettrico e del teleriscaldamento: ciò a patto di attivare misure abilitanti che supportino gli investimenti per il rifacimento o potenziamento degli impianti esistenti e per le progettualità che valorizzano le sinergie intersettoriali.

Le infrastrutture energetiche di distribuzione rappresentano l’asse portante e abilitante per l’attuazione della transizione e il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sicurezza energetica e sostenibilità; in quest’ottica, dalle utility può arrivare un importante contributo per quanto riguarda la flessibilità e la sicurezza delle reti elettriche, la riconversione tecnologica delle reti gas volta alla gestione dei nuovi green gas e l’integrazione tra i settori gas e power.

Anche l’efficienza energetica riveste un ruolo rilevante nelle strategie delle utility impegnate nel duplice ruolo di soggetti obbligati del meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica e di promotori di offerte commerciali presso i clienti finali; da questo punto di vista sono auspicabili celeri misure di efficientamento del meccanismo dei TEE e l’allargamento del mercato dell’efficienza energetica a progetti di economia circolare.

Dal potenziale di circolarità alle nuove possibilità di business, le utilities valorizzano infine l’economia circolare: si va dalla riconversione delle infrastrutture esistenti come hub per la carbon capture and storage al recupero delle materie prime critiche, in particolare attraverso la raccolta e il trattamento dei RAEE, dalla mobilità elettrica fino alla produzione di biocarburanti e biocombustibili.

«Per le utilities la transizione energetica è una sfida di sistema che non si limita a valutare singole tecnologie o vettori, ma che amplia la propria visione alla convergenza fra tecnologie, produzione e utilizzo delle fonti, potenzialità di economia circolare ed infrastrutture» spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini. «Il contributo più rilevante che le imprese dei servizi pubblici possono fornire alla transizione energetica passa dalla valorizzazione della loro peculiarità di attori e promotori dello sviluppo energetico territoriale: ciò vuol dire rendere incisivo un approccio integrato, l’unico in grado di coniugare investimenti industriali e innovazione con il valore circolare e sociale del servizio reso. Un approccio che accresce l’efficienza e la sostenibilità della transizione energetica e amplia i benefici energetici, ambientali e sociali resi disponibili sui territori».

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