Smart city: il 21% dei Comuni italiani ha avviato almeno un progetto

by Davide

Il mercato della smart city, cresce ancora in Italia arrivando a generare un fatturato di 900 milioni di euro nel corso del 2022, il che sta a significare un + 23%, rispetto al precedente anno.

Lo attesta la ricerca dell’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, presentata in occasione del convegno “Smart City: andare oltre la “Terra di Mezzo”.

Il 39% dei comuni al di sopra dei 15.000 abitanti, sempre secondo lo studio, ha avviato almeno un progetto di smart city nel 2022. Il 21% se si considerano tutti i Comuni italiani. E quasi tutte le amministrazioni che hanno avviato progetti
negli ultimi anni (ovvero una percentuale dell’89%), punta  a investire in nuove iniziative per la smart city.

A incidere di più sono applicazioni ormai consolidate, come l’illuminazione pubblica (24%), la smart mobility (21%), lo smart metering (i sistemi che consentono la telelettura e telegestione dei contatori di luce, gas, acqua) insieme allo smart building (12%). Crescono, proprio grazie ai fondi del PNRR, anche soluzioni legate all’energia (13%), come smart grid e comunità energetiche rinnovabili.

smart city

«Le tecnologie Smart applicate al trasporto e all’energia rivoluzioneranno nei prossimi anni le nostre città».
afferma Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City. «Molti dei comuni italiani hanno già
compreso le potenzialità di questa rivoluzione e hanno iniziato ad introdurre progetti di Smart City. I
risultati, però, indicano che il valore della Smart City è percepito solo nel momento in cui si
implementano le soluzioni, mentre è più difficile coglierne il potenziale a priori. È fondamentale dunque
intervenire per rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’avvio di progettualità da parte delle
amministrazioni».

«L’aumento delle progettualità e dell’interesse per sviluppi futuri della Smart City è sicuramente un
segnale molto positivo. Esistono tuttavia dei punti di attenzione che impediscono veri salti di qualità»
spiega Matteo Risi, ricercatore dell’Osservatorio Smart City . «Spesso si nota una scarsa consapevolezza
rispetto alle vere potenzialità delle tecnologie, con molti comuni che sono convinti di adottare
applicazioni “smart” quando in realtà sono fermi a un livello ancora superficiale di innovazione. Per
liberare il potenziale dei progetti di Smart City è necessario, dunque, sviluppare innanzitutto una cultura
dell’innovazione che permetta di identificarne tutti i vantaggi, compresi quelli che nascono dall’unione
di più applicazioni verticali in sistemi integrati».

La quasi totalità (89%) delle amministrazioni che negli ultimi anni ha avviato progetti in diverse
aree applicative, vuole continuare a investire in nuove iniziative per la smart city. In particolare, questi
Comuni si concentreranno sullo sviluppo di progetti di smart mobility, smart building, e analisi dei dati
legati al turismo, alla mobilità e agli eventi in città, tutti ambiti che hanno grande potenziale per lo
sviluppo di soluzioni connesse e integrate. In evidente contrasto è la posizione dei Comuni che non hanno
ancora avviato progetti. Tra questi, solo il 28% si dichiara interessata a implementarli nei prossimi anni.
Rimane stabile al 60% la percentuale di comuni che utilizza i dati generati dai diversi applicativi. Nel
2022 si assiste però a un’importante riduzione degli ostacoli alla valorizzazione dei dati da parte dei
Comuni: diminuiscono i problemi legati alla mancanza di competenze (-22 punti percentuali rispetto al
2021), alla comprensione del valore generato (-20 p.p.) e alla carenza di adeguati sistemi digitali (-27
p.p.). Si delinea pertanto un cambio di rotta rispetto a quanto monitorato finora, come dimostra il
crescente numero di Comuni che si ritiene soddisfatto rispetto a quanto già fatto in termini di analisi e
valorizzazione dati (18%, +11 punti percentuali rispetto al 2021).

Articoli correlati