Comunità energetica rinnovabile diocesana di Treviso: firmato accordo con il partner tecnologico Regalgrid

by Davide

Lo scorso 22 dicembre la diocesi di Treviso ha costituito la Fondazione Diocesi Treviso Energy Ets – che riguarda tutto il territorio diocesano – e a cui si lega un importante progetto di comunità energetica rinnovabile.

Nei giorni scorsi è stato firmato un accordo quadro con il Gruppo Regalgrid di Treviso, partner tecnologico della Fondazione diocesana.

Treviso

Elisa Baccin (amministratore delegato e co-founder di Regalgrid Europe) e Sergio Criveller (presidente della Fondazione Diocesi Energy ETS) nel momento della firma del contratto

Una serie di società, con sede a Treviso, hanno sviluppato una tecnologia hardware e software innovativa per la gestione della comunità energetica e, per quanto riguarda la CER diocesana, anche di tutti i sottogruppi, corrispondenti alle Cabine primarie.

«Un accordo fondamentale perché tramite la piattaforma tecnologica si mette in dialogo chi produce e chi consuma energia, e questo poi ci permette di dialogare con il Gestore dei servizi energetici – GSE per la gestione degli incentivi», spiega il presidente della Fondazione, Sergio Criveller.

La Diocesi è quindi pronta a partire, appena sarà pubblicato il Decreto attuativo, approvato dalla Commissione europea.

«Serve ancora un po’ di tempo ma il più è stato fatto» sottolinea Criveller. «La Fondazione non produrrà energia elettrica, come qualcuno potrebbe pensare, perché non acquisterà pannelli solari o fotovoltaici, ma si metterà al servizio di parrocchie, aziende, persone fisiche, e anche Comuni, per la gestione di una Comunità energetica che ha come fine ultimo il sostegno alla fragilità energetica, che sarà supportata grazie agli incentivi che arriveranno» sottolinea Criveller.

La Fondazione metterà a disposizione di tutti una struttura amministrativa, fiscale e soprattutto, tramite il Gruppo Regalgrid, una struttura tecnologica. L’obiettivo è produrre 1 megawatt per ogni Cabina primaria.

«L’incentivo che si ottiene servirà a mantenere la struttura, a incentivare la produzione, a chi consuma, ma una grande fetta, attorno al 50 per cento, andrà a sostenere le persone e le famiglie che oggi si recano nei centri di ascolto della Caritas perché non hanno i soldi per pagare le bollette» conclude Criveller. «Ricordo che l’Unione Europea, nel promuovere le comunità energetiche rinnovabili, ha spiegato che il fine ultimo è la creazione di “benefici ambientali, economici o sociali”. Ecco, il beneficio sociale di questo progetto, insieme a quello ambientale, è ciò che ci ispira».

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