Transizione energetica: il ruolo della PA

by Davide

Il percorso che accompagna la transizione energetica ha nella Pubblica amministrazione un protagonista di importanza decisiva. È questa un’opinione condivisa trasversalmente a ogni livello e fa ben comprendere come gli enti pubblici si trovino ormai di fronte a una serie di sfide obbligate, un percorso segnato. Chi amministra le nostre città e più in generale i territori è innanzitutto chiamato ad assumersi una responsabilità impegnativa: lo impongono le normative europee così come lo chiedono gli stessi cittadini.

 

UNA FUNZIONE IMPORTANTE A TUTTI I LIVELLI

«La transizione energetica avrà un grande impatto non solo a livello ambientale ed economico, ma anche a livello sociale»: così è espresso Maurizio Bavetta, funzionario dell’unità Efficienza energetica e rinnovabile del Centro comune di ricerca della Commissione europea in occasione della presentazione del progetto speciale Asset (finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020, iniziativa che punta a fornire gli strumenti per creare e condividere le competenze necessarie ad affrontare le sfide della transizione energetica). «Dobbiamo cominciare a concentrarci sul fatto che il processo non si riduce agli aspetti tecnologici, ma coinvolge in maniera rilevante l’ambito sociale. L’attenzione anche alla dimensione sociale è, infatti, di cruciale importanza e implica il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti nel percorso di cambiamento: dai cittadini, alle autorità locali, nazionali, europee e mondiali». Parole che fanno ben comprendere come sia necessario per la PA mettere in campo strategie mirate e modelli di riferimento. «Va infatti specificato», ha aggiunto Andrea Brumgnach, Ceo della Energy Service Company milanese Samandel «che è proprio a livello normativo in tema di efficientamento energetico che si individua la Pubblica amministrazione come asset fondamentale. Innanzitutto per proporre ai privati un concreto ed efficace esempio di condotta. A soggetti come Comuni e Regioni viene chiesto quindi di attuare un percorso virtuoso che possa aprire nuove prospettive di sviluppo, rendendone anche immediatamente percepibili i vantaggi, sia a livello economico sia per quanto riguarda la qualità della vita». Il cittadino guarda insomma all’amministrazione del proprio Comune o della propria Regione come a organismi oggi in grado di mettere in campo azioni innovative e di creare progetti che abbiano come obiettivo il risparmio energetico e l’efficientamento del grande patrimonio della cosa pubblica. Ma, ovviamente, oltre alla responsabilità di proporre pratiche virtuose la PA detiene la gestione delle risorse economiche, il fattore centrale. «Parlando in modo molto concreto», afferma Susanna Del Bufalo, responsabile per Enea del progetto Es-pa (vedi box a pagina 19), «sono enti come le Regioni che hanno il ruolo primario nell’ambito della transizione energetica. Esse gestiscono, infatti, il Fondo europeo di sviluppo (FER) e anche altre risorse come il Fondo sociale europeo (Fse). Dispongono, quindi, di una dotazione finanziaria ingente. è dunque nelle loro mani tutta una serie di scelte strategiche estremamente delicate, a loro ad esempio spetta decidere se puntare sul finanziamento di un sistema di efficientamento per le imprese, oppure sostenere un piano studiato per l’edilizia pubblica. Decisioni destinate ad avere un impatto importante». Dello stesso avviso è anche Salvatore Frezza, energy manager di City Green Light, che ci conferma come la Pubblica amministrazione svolga sicuramente «un ruolo importantissimo nel processo di transizione energetica che stiamo affrontando, sia per quanto riguarda i consumi diretti – infatti le stime degli ultimi anni calcolano una spesa di circa 9 miliardi di euro annui di costi energetici per la PA – sia per il ruolo di esempio che può svolgere nella realizzazione di progetti di efficientamento e di produzione da energia rinnovabile. E non solo: è fondamentale la sua funzione anche per le azioni di divulgazione e incentivazione che può attuare verso cittadini e imprese. Le possibili aree di intervento sono diverse, e vanno dall’illuminazione pubblica alla climatizzazione degli edifici, dalla costruzione e conversione di immobili ad energia zero Nzeb, all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici».

QUALI SONO GLI OSTACOLI

Detto dell’importanza a diversi livelli del ruolo della pubblica amministrazione non si può non evidenziare quali siano le criticità che si pongono come ostacoli. «Io metto l’accento sull’argomento delle competenze», precisa Susanna Del Bufalo, «un’area nella quale c’è sicuramente ancora molto da fare. La competenza dei decisori è essenziale per orientarsi e per comprendere quali siano le modalità più corrette per conseguire gli obiettivi della transizione energetica. Ma al tempo stesso, sempre in tema di problematiche, dico anche che l’approccio della Pubblica amministrazione è spesso complicato a causa della sovrapposizione e della frammentazione di competenze tra i vari assessorati. Nei Comuni o nelle Regioni non c’è un assessorato dedicato, che sia focalizzato esclusivamente sulla transizione energetica e sovente le decisioni vengono delegate agli uffici che seguono genericamente l’ambiente, l’efficienza oppure l’energia. Sia chiaro, non mancano gli esempi virtuosi offerti da realtà che si muovono con la necessaria rapidità e snellezza: cito l’esempio recente della città di Livorno che ha puntato sul nostro modello per un programma di riqualificazione in chiave smart e che consentirà risparmi energetici totali fino al 70%, oltre a un taglio della CO2 di oltre 1.400 tonnellate annue». Le difficoltà non mancano quindi e riguardano un generale processo di evoluzione che le amministrazioni devono avviare per essere in grado di affrontare sfide di grande portata come è appunto la transizione energetica. È proprio su questi aspetti che si sofferma la riflessione di Salvatore Frezza: «Gli strumenti per conseguire gli obiettivi di risparmio energetico per l’attuazione delle diverse direttive europee sono molteplici, a partire dalle linee guida date dai vari piani di programmazione: il Piano d’azione efficienza energetica (Paee),il Programma di riqualificazione energetica della Pubblica amministrazione centrale (Prepac), i Piani ambientali ed energetici regionali, Piano d’azione per l’energia sostenibile (Paes), il Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica (Siape). Così come sono numerose le soluzioni tecniche, dalle convenzioni messe a disposizione da Consip, agli Energy performance contract (EPC), dai Project Financing, agli incentivi per la realizzazione di impianti a energie rinnovabili. Però, di fatto, se la PA vuole dare un contributo sostanziale al processo di transizione energetica, deve attuare i piani predisposti a livello nazionale senza fermarsi alla mera pianificazione, e allo stesso tempo incentivare e portare avanti una progettazione di lungo termine anche a livello locale. Quello che attualmente manca, probabilmente, per dare una spinta decisiva al processo è la visione in prospettiva, ormai da diversi anni sono in contatto con le Pubbliche amministrazioni e mi rendo conto che questi enti impostano la propria attività sulla gestione continua delle emergenze. La PA realizza interventi solo rincorrendo finanziamenti, tramite i quali, magari, riesce a realizzare talvolta anche opere innovative ma senza pensare alla successiva gestione, senza un progetto chiaro, e con pochissima comunicazione con i vari stakeholder. Dal mio punto di vista, se la pubblica amministrazione vuole agire da protagonista nei prossimi anni, dovrà saper formare la propria classe dirigente, per poter realizzare progetti integrati, migliorando la comunicazione sia interna sia nei confronti degli stakeholder, cominciando a fare squadra a tutti i livelli, e cercando come squadra di raggiungere obiettivi di lungo periodo che siano semplici, chiari e condivisi». Ancora in riferimento all’aspetto economico non va dimenticato come non sia sempre facile canalizzare e impiegare le proprie risorse in dotazione, soprattutto per i Comuni. «Basti pensare a veri e propri ostacoli come il Patto di stabilità che spesso frena l’iniziativa delle amministrazioni locali. A mio avviso il ricorso al partnerariato pubblico/privato può in diverse situazioni essere la chiave di volta per sbloccare e attuare diversi progetti».

L’ILLUMINAZIONE IN POLE POSITION

Ma quali sono i comparti nell’ambito dell’efficientamento energetico sui quali la Pubblica amministrazione dimostra maggiore sensibilità e propone esempi virtuosi? Secondo il punto di vista di Brumgnach «nell’ambito dell’illuminazione pubblica la Pa sembra essere più attiva rispetto ad altri comparti nell’ambito dell’efficientamento energetico. Sull’esempio tracciato da Comuni di grandi dimensioni, su tutti cito Milano e Torino, altre realtà locali i questi anni stanno investendo molto sulle tecnologie di illuminazione a Led. Va precisato che questa particolare tecnologia è semplice, ma soltanto in apparenza; in realtà porta con sé tutta una serie di complessità che giustamente richiedono competenze importanti per la sua gestione e per l’applicazione. Il suo vero valore aggiunto è dato dalle performance in termini di risparmio energetico che assicura, potendo garantire il 60/70% in meno di consumo medio. Completamente opposta è invece la situazione per altri comparti e mi riferisco ad esempio al processo di elettrificazione dei consumi di riscaldamento – per il quale siamo all’anno zero – ma che darebbe invece un contributo enorme, azzerando totalmente l’emissione di sostanze inquinanti. Qui, ripeto, c’è davvero tantissimo ancora da fare». Ed è proprio da questa affermazione che è opportuno ricavare una riflessione utile, e per certi versi incoraggiante: per la Pa gli spazi di manovra ci sono, le risorse anche. Ora è il momento di mettere in atto una strategia moderna, strutturata ed efficace.

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