Intervista a Estella Pancaldi (Gse)

by Davide

L’attività del Gse prevede un forte impegno a favore della PA. Lo dimostrano ad esempio gli oltre 209 milioni di euro di incentivi in conto termico messi sin qui a disposizione a cui si aggiungono oltre 200 progetti di riqualificazione pubblica e 300 unità di cogenerazione ad altro rendimento.  “La chiave del cambiamento? Far capire agli enti locali che il risparmio energetico è innanzitutto un portatore di risorse”. Intervista a Estella Pancaldi, responsabile della funzione promozione e assistenza alla Pubblica amministrazione del Gse

Le opportunità che si aprono di fronte alla sfida dell’efficientamento energetico per la Pubblica amministrazione sono numerose. Così come è altrettanto indiscutibile che il percorso di transizione per gli enti locali sia lungo e complicato. In questo scenario, si colloca come protagonista il Gestore dei servizi energetici – Gse, società del ministero dell’Economia che, oltre a promuovere lo sviluppo sostenibile in Italia, ha tra le sue attività peculiari proprio quella di affiancare la PA, mettendo a disposizione strumenti specifici per poter accompagnare la macchina pubblica. Qualche numero ci aiuta a comprendere il ruolo del Gse e le potenzialità della sua funzione. A livello nazionale il gestore ha riconosciuto agli enti locali che ne hanno fatto richiesta oltre 209 milioni di euro di incentivi in Conto termico. Le domande di riqualificazione energetica inviate al Gse sono state 7.608, delle quali 1.542 hanno riguardato istituti scolastici, 4.132 edifici ex IACP e le restanti richieste palestre, uffici municipali e altri edifici pubblici. I 209 milioni di incentivi in Conto termico hanno generato lavori di riqualificazione energetica per 567 milioni di euro in tutta Italia. A questi numeri si aggiungono oltre 200 progetti di riqualificazione energetica di impianti di illuminazione pubblica incentivati con i Certificati Bianchi, circa 300 unità di cogenerazione ad alto rendimento che, grazie alla qualifica del Gse, consentono energia meno cara e più sicura ad altrettante struttura sanitarie, e i moltissimi impianti fotovoltaici integrati su edifici della Pubblica amministrazione sviluppati dal Conto Energia in poi e che oggi possono godere dei benefici dell’autoconsumo.

Abbiamo incontrato Estella Pancaldi, responsabile della funzione promozione e assistenza alla Pubblica amministrazione del Gse, per avere uno sguardo ancora più approfondito sul rapporto con gli enti pubblici, sulle principali criticità e sulle prospettive di sviluppo più interessanti.

Dal suo punto di vista privilegiato le chiedo di fotografare la situazione attuale del processo di transizione energetica della PA

«Innanzitutto occorre fare una riflessione di carattere generale. Gli enti locali oggi sono, nella maggioranza dei casi, sottodimensionati e questo non può che creare delle difficoltà operative. Dobbiamo poi aggiungere che, se per il Gse il tema dell’energia è centrale, per gli uffici della PA l’efficienza energetica, nonostante le grandi prospettive di sviluppo, è tuttora una tematica preceduta da altre aree percepite come prioritarie, ad esempio l’antisismica o l’antincendio… Un altro problema è dato dalla stessa struttura gestionale dell’amministrazione pubblica, le cui regole non hanno internalizzato ancora a pieno la questione dell’efficienza energetica».

Ovvero?

«Le regole della contabilità pubblica, per esempio, non agevolano l’uso dei benefici dell’efficienza sui costi correnti come leva razionale per gli investimenti; inoltre c’è ancora tanta dispersione di ruoli e di competenze. Questa situazione non aiuta ad avere una visione globale e una chiara consapevolezza dei vantaggi che un intervento di efficientamento energetico può portare. Una delle grandi sfide che dobbiamo vincere, insomma, è trasformare l’efficienza energetica in un driver di crescita i cui benefici, in termini innanzitutto di risparmio, siano riconoscibili immediatamente da chi opera negli enti locali».

Una sfida importante e complessa…

«In questi anni lo sforzo nel rapporto con la PA è stato invertire l’approccio rispetto al recente passato quando, senza promuovere la nostra attività venivamo “cercati” da tutti, per beneficiare degli incentivi sulle energie rinnovabili. Oggi, appunto, il tema è esattamente contrario: occorre capire perché la Pubblica amministrazione non abbia cercato sin qui il nostro supporto quando ha avuto bisogno di effettuare interventi necessitando di risorse per sviluppare un nuovo modello strategico».

Qual è dunque l’obiettivo?

«Far capire che il risparmio energetico è, innanzitutto, un portatore di risorse. Faccio un esempio: quando l’ente locale mette in sicurezza dal punto di vista sismico la scuola va a toccare l’infrastruttura dell’edificio in modo tale per cui, sicuramente, ha l’obbligo di effettuare verifiche sulle prestazioni energetiche dell’edificio che al 90% è al di sotto dei parametri minimi. Occorrono a questo punto degli interventi di adeguamento e in questa fase arriviamo noi con il supporto degli incentivi. Oggi, gli enti locali li andiamo a cercare in questo modo, consultiamo la programmazione triennale delle opere pubbliche, vediamo dove ci sono gli interventi che possono rivelarsi interessanti, muovendoci sulla base della nostra esperienza, e individuiamo delle opere che comportano il coinvolgimento della struttura in modo che possa entrare in campo l’efficienza energetica. A quel punto, suggeriamo quali interventi fare e le modalità da adottare per poter fruire di nostri strumenti, a partire dal Conto termico».

Possiamo parlare quindi di una vera e propria strategia dedicata…

«Infatti: la PA non è strutturata per cogliere immediatamente il driver che arriva dal risparmio economico generato a sua volta dall’efficienza energetica. Che è importantissimo. Il problema è essenzialmente di dotazione di risorse e di competenza. In Italia ci sono 7.904 Comuni e di essi più di 5mila hanno meno di 5mila abitanti. Questi, comunque, hanno in gestione non meno di cinque edifici pubblici (municipio, scuola, palestra, complesso sanitario, biblioteca e così via…) e in più l’impianto d’illuminazione pubblica. Per cui parliamo di almeno sei oggetti su cui potenzialmente realizzare un intervento di efficienza energetica. Una vasta area di opportunità, insomma».

Ma la dotazione economica per gli enti locali c’è, e si parla di cifre importanti. Com’è possibile massimizzarne lo sfruttamento?

«Il secondo problema è infatti la sinergia delle risorse. I Comuni, e in genere gli uffici della PA, alla luce del nuovo codice sugli appalti non possono acquistare nulla se non hanno la copertura finanziaria totale. Questo vuol dire che occorre sempre avere le risorse economiche garantite. Ci sono tanti soldi in circolazione, anche per l’efficienza energetica, ma si tratta molto spesso di finanziamenti parcellizzati, erogati da enti, organi e amministrazioni diverse. C’è una polverizzazione enorme della dotazione, e la grande questione sarebbe metterle in filiera, per sfruttarle in modo più organico, integrando tra loro le risorse, siano europee, regionali o statali. Per non parlare degli uffici tecnici delle province che, pur essendo stati privati di risorse, detengono ancora la gestione di una parte importante del patrimonio edilizio come le scuole superiori. In questo caso parliamo di plessi grandi ed energivori, sui quali ci sono numerosi interventi necessari da fare i “fundraiser”, devono andare a “caccia dei fondi” e metterli insieme. Un’operazione di una complessità enorme, data la diversità dei vari procedimenti amministrativi a cui devono di volta in volta rispondere».

Quale supporto offrite in questo ambito?

«Pur essendo il Gse un soggetto attuatore, uno degli sforzi che abbiamo fatto è andare a cercare “dal basso” delle forme di coordinamento di tutti gli uffici che gestiscono le risorse per gli enti locali, mettendo in luce i benefici dei nostri incentivi. Lo abbiamo fatto con tutte le Regioni, con gli uffici che si occupano di scuole ed edilizia residenziale pubblica e di strutture sanitarie. Lo abbiamo fatto con i Ministeri, a partire dal Miur con cui la collaborazione è oggi molto proficua. Poi con il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, con il ministero della Salute, visti gli ultimi stanziamenti in finanziaria. E non solo, ora cerchiamo di andare ancora più a monte: al ministero dell’Economia e delle Finanze. Questo perché se l’erogazione delle risorse partisse già con un obbligo di integrazione e con la possibilità di semplificare anche le procedure amministrative saremmo di fronte, davvero, a un grande risultato. Per snellire questi processi, servirebbe molto l’aiuto di Bruxelles… ».

Veniamo ai vostri strumenti diretti a beneficio della PA. Il più importante dei quali è il Conto termico…

«È il primo dei servizi regolati, applicato in conto capitale e unicamente per gli edifici. Certamente si tratta dello strumento più diretto da utilizzare per la Pubblica amministrazione. Il Conto termico finanzia fino a una quota del 65% delle spese sostenute per gli interventi di manutenzione sull’involucro e sugli impianti degli edifici che ne incrementano l’efficienza energetica, ha un’erogazione immediata e dei tempi di utilizzo molto veloci e, inoltre, può essere integrato con qualunque altro finanziamento pubblico. Quest’ultimo è ovviamente un aspetto decisivo per risolvere le problematiche di cui ho parlato prima».

Un settore in crescita per la PA è l’illuminazione: lo strumento più adottato sono i Certificati bianchi…

«Sì, hanno l’applicazione più logica proprio nell’ambito dell’illuminazione pubblica. Diversamente dal Conto termico, per i Certificati bianchi il finanziamento arriva a intervento già realizzato – e questo è un fattore che causa ulteriori complessità – e a condizione che i risultati in termini di risparmio siano dimostrabili. Sull’illuminazione pubblica è semplice dimostrare i benefici, ma in altri ambiti, nei trasporti ad esempio, è più complicato… ».

Poi ci sono gli incentivi alla Cogenerazione ad alto rendimento…

«Che hanno una forte applicazione soprattutto nel settore sanitario ma, in generale, per tutti quegli edifici che sono aperti 24 ore su 24 e hanno un grande fabbisogno termico ed elettrico. Mi riferisco agli impianti sportivi, alle palestre o alle piscine. Anche in questo caso si tratta di investimenti onerosi ma, laddove il fabbisogno è importante, essi producono un beneficio rilevante. La difficoltà, in termini amministrativi, è la stessa dei certificati bianchi: la PA, una volta che decide di affrontare l’investimento, non riesce a contabilizzare il beneficio che otterrà. Per la PA si rende necessario affidarsi a un partner, come una esco o un soggetto privato che, grazie a una partnership innovativa, possa anticipare il capitale. Poi vi è l’Autoconsumo che consiste nella possibilità di consumare in loco l’energia elettrica prodotta dall’impianto a fonte rinnovabile, per far fronte ai propri fabbisogni. Il principale beneficio è una riduzione significativa della bolletta elettrica».

Questi sono i servizi regolati. A cui se ne aggiungono altri, altrettanto importanti…

«Strumenti che noi definiamo abilitanti. Il primo è quello della formazione grazie alla quale cerchiamo di dare un’idea di tutto ciò che può servire a un ente per affrontare degli interventi di efficientamento energetico e spiegando in che modo questi strumenti si possano incastrare con la parte amministrativa dell’ente stesso. O anche illustrando le modalità più corrette per le richieste e in che modo le nostre procedure possano essere allineate a quelle degli uffici pubblici. È un servizio che offriamo in sinergia con l’Enea e con tutti gli altri soggetti istituzionali deputati. Un grande lavoro di assistenza che parte dall’analisi da parte nostra delle programmazioni che effettuano le Pubbliche amministrazioni. Gli enti locali, infatti, sono obbligati a programmare a tre anni gli interventi che intendono realizzare, comunicandone tutti i dettagli al Ministero dell’economia. Questa attività che facciamo si chiama Analisi della programmazione dell’ente».

E per la gestione delle risorse?

«Supportiamo gli enti nell’individuare le risorse che gli mancano nel momento in cui devono costruire il loro piano di copertura di intervento. Se hanno già una dotazione economica indichiamo come la devono cumulare con i nostri strumenti, altrimenti, se partono dal nostro incentivo suggeriamo quali sono gli strumenti da cui attingere le risorse. In questo senso una collaborazione particolarmente interessante che abbiamo sviluppato è con Cassa depositi e prestiti con la quale stiamo costruendo un accordo formalizzato per sviluppare strumenti di finanziamento complementari. Da qui è nato il Prestito investimenti Conto termico – Pict, costruito da Cdp per essere complementare al nostro Conto termico. Adesso stiamo lavorando insieme per capire se ci sono e come eventualmente promuovere insieme prodotti di Cassa già pronti per essere usati in modo complementare ai Certificati bianchi, per esempio per l’illuminazione pubblica».

A proposito di collaborazioni, lavorate in sinergia con altre realtà?

«Sì. Aiutiamo gli enti locali anche nella fase di affidamento esterno; se un ente riesce a ideare dei capitolati al cui interno sono già presenti degli elementi di efficienza energetica, di fatto, è nella posizione ideale per fruire degli incentivi. Di conseguenza lavoriamo con Consip per creare, sul Mercato elettronico – Mepa, dei capitolati per l’acquisto di impiantistica come caldaie a condensazione, pompe di calore, o interventi di relamping con le caratteristiche tecniche per essere incentivabili con il Conto termico. Nell’ultimo anno sono stati aggiunti anche gli infissi. Questo lavoro lo abbiamo fatto con Consip per l’acquisto di beni e servizi, ma cerchiamo di lavorare anche con realtà che abbiano radicamento territoriale o unioni di Comuni che si sono evolute nel tempo e aiutano i clienti a progettare interventi di efficienza energetica con un’importante componente di lavori, come per esempio la realizzazione dei cappotti termici o le trasformazioni degli edifici a energia quasi zero, in gergo Nzeb».

Un altro aspetto cruciale riguarda la valorizzazione delle vostre attività…

«Quando gli interventi sono stati realizzati cerchiamo di darne grande visibilità. Si tratta di esempi concreti che innescano un meccanismo virtuoso di emulazione tra i vari sindaci».

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